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10 Maggio 2016

Il ruolo del Podologo nelle Onicomicosi

Esistono patologie cronico-degenerative (es.diabete), dermatologiche (es. onicomicosi) e osteoarticolari (es. alluce valgo), che  richiedono l’assistenza del podologo.

Infatti, nei vari reparti ospedalieri, il podologo  può collaborare con i medici specialisti e intervenire  per individuare e segnalare al medico le sospette condizioni patologiche che richiedono un approfondimento diagnostico o un intervento terapeutico.

Secondo il D.M. del Ministero della Sanità del 14 Settembre 1994, n. 666 e successive modificazioni ed integrazioni, il podologo può comunicare  efficacemente con il paziente per educarlo a tecniche di igiene podologica appropriata e fornirgli opportune informazioni così da  ottenere il consenso informato alla terapia.

Nello stesso tempo il podologo deve riconoscere i propri limiti nell’assistere il paziente e indirizzarlo ad altre competenze per terapie mediche.
Per le patologie  dermatologiche come  le onicomicosi, il podologo può intervenire consigliando prodotti specifici da banco e/o intervenendo con tecniche adeguate per migliorare e seguire nel tempo il processo di guarigione dalla patologia .

Nella maggior parte dei casi, un trattamento efficace delle onicomicosi, consiste  nell’asportazione della porzione di lamina infetta tramite debridement meccanico o chimico ad opera del podologo in associazione  alla terapia antimicotica, sia di tipo sistemico o topico.

Il debridement, infatti, riducendo il carico di agenti patogeni localizzati nella zona infetta, può essere di ausilio alla penetrazione ed assorbimento dei farmaci a cui consegue una guarigione più rapida (Fig. 1 e 2).

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Figura 1: Onicomicosi bianca superficiale pre- e post debridment meccanico.

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Figura 2: Onicomicosi subungueale distolaterale pre- e post debridment meccanico ed escissione della lamina ungueale infetta.

Nelle figure 3, e 5 sono rappresentati in sequenza  gli interventi del podologo in un caso di onicomicosi di un alluce, complicata da errato taglio della lamina ungueale.

In figura 3 è rappresentata l’unghia al suo stadio iniziale. Si nota la presenza di onicomicosi ed onicocriptosi da errato taglio della lamina ungueale, che può aggravare la condizione di un’unghia già compromessa da micosi;

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Figura 3

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Figura 4

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Figura 5

 

In figura 4 il podologo esegue  la rimozione parziale della lamina ungueale, pratica d’ausilio alla penetrazione dei farmaci antimicotici.

Ad avvenuta guarigione, per limitare o evitare il verificarsi di recidive, il podologo può effettuare una ricostruzione ungueale in resina della lamina come protezione del  letto ungueale e guida alla ricrescita dell’unghia (figura 5).

Necessaria è, inoltre, la programmazione di controlli periodici, solitamente ogni 3 mesi, al fine di accertare possibili recidive e la messa a punto di un piano di educazione alla cura del piede che è costituito da semplici ed importanti norme igienico-comportamentali volte all’eliminazione dei fattori di rischio per lo sviluppo di onicomicosi:

  • Trattare la tinea pedis (se stessi e gli altri membri della famiglia);
  • Lavare ed asciugare accuratamente i piedi ponendo particolare attenzione agli spazi interdigitali, sede di sviluppo di possibili micosi;
  • Evitare di camminare a piedi nudi nelle aree umide;
  • Indossare ciabatte protettive in palestra e piscina;
  • Utilizzare calzini possibilmente di cotone, cambiarli ad intervalli regolari ed evitarne la condivisione;
  • Indossare scarpe adeguate e non usurate, eseguite con materiali traspiranti;
  • Mantenere le unghie corte e dritte;
  • Usare farmaci in polvere per minimizzare la sudorazione e al bisogno avvalersi anche di polveri antimicotiche.